di Claudia Giannini
Sestri, Don Riccardo Seppia, sacerdote cinquantenne, arrestato per pedofilia.
Ditemi che è l’ennesimo caso. Venitemi a dire che ha risalto per motivi mediatici , che è l’ennesima coincidenza. Ditemelo pure ma non ci credo.
Se l’incidenza di episodi negativi è particolarmente alta in un determinato sistema, è possibile che il problema sia del sistema stesso. E questo in ogni ambito della vita sociale.
Se l’incidenza di episodi di pedofilia è particolarmente alta nel sistema ecclesiastico, è altamente probabile che il problema sia del sistema. Allora mi chiedo, di fronte all’ennesimo prete malato, è sufficiente “indignarsi”, “pregare”, “condannare” e andare avanti? No, penso sia il tempo di farsi delle domande. La Chiesa, dall’alto della sua poca umiltà, dovrebbe avere il coraggio di un esame autocritico, anche per la stessa sua sopravvivenza.
Se è la fede il pilastro su cui poggia il potere della Chiesa Cattolica, non si può credere che questa sia bastevole. Sono gli uomini a farsi e dirsi credenti, sono gli uomini a pregare e a dedicarsi completamente al proprio ideale religioso. E nel farlo, volontariamente e consapevolmente, ripiegano in sé, serrano i propri istinti biologici.
Non è detto che non ci si possa riuscire, perché l’esperienza di fedi ascetiche, basate sulla rinuncia alla corporeità, dura da quando esiste l’uomo. Tuttavia si deve mettere in conto, a questo punto per il bene collettivo, che non è facile, seppur lo si creda giusto, sopprimere una parte istintuale che è vera e sradicabile, in quanto naturale.