di Matteo Napolitano
Il due dicembre duemilanove sancisce l’ennesima data importante per il folto diario di bordo del’Europa unita, dopo i trattati di Roma e Maastricht, entra in vigore il trattato di Lisbona, a ribadire i maggiori principi, non solo politici, del vecchio continente.
In un giorno in cui andrebbe acclamato un nuovo “sforzo” democratico contro i fanatismi e le discriminazioni, in Italia abbiamo il piacere contorto di leggere titoli di importanti quotidiani che recitano: «Pugni e calci al ristorante, massacrato un gay», «Minacciata con un coltello e costretta al sesso orale», «Dall’inizio dell’anno più di settanta violenze contro omosessuali». Lo sdegno nasce spontaneo. E’ possibile che in un’Europa in crescita, L’Italia possa rappresentare il fulcro delle discriminazioni a sfondo omofobico e del non rispetto, dell’ormai alquanto riconosciuta, parità dei sessi? A quanto pare sì. A confermarlo non è solo l’ISTAT ma i maggiori centri di ricerca statistica europei e mondiali che, dati alla mano, ci descrivono e automaticamente bollano come paese violento, irrispettoso e sessista.
Se pensiamo alla nostra Costituzione poi lo sdegno si moltiplica poiché, martoriata da scelte politiche alquanto discutibili (vedi vari ddl) e minata dai poteri forti, viene ormai considerata meno della carta da parati e portatrice di valori che, a quanto pare, sono rimasti pietrificati nella storia dell’immediato dopoguerra, della lotta al fascismo e alle disparità nel rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo.
Tutti questi avvenimenti sembrano non farci riflettere, sembra come se queste tematiche così maledettamente attuali ci diano input negativi e ci spingano sempre più alla regressione.In conclusione, davanti all’ennesimo capitolo importante, è caduta ancora una volta la fragile maschera dell’Italia falsa europeista e, ora più che mai, falsa democratica. Bel Paese au revoir!
In un giorno in cui andrebbe acclamato un nuovo “sforzo” democratico contro i fanatismi e le discriminazioni, in Italia abbiamo il piacere contorto di leggere titoli di importanti quotidiani che recitano: «Pugni e calci al ristorante, massacrato un gay», «Minacciata con un coltello e costretta al sesso orale», «Dall’inizio dell’anno più di settanta violenze contro omosessuali». Lo sdegno nasce spontaneo. E’ possibile che in un’Europa in crescita, L’Italia possa rappresentare il fulcro delle discriminazioni a sfondo omofobico e del non rispetto, dell’ormai alquanto riconosciuta, parità dei sessi? A quanto pare sì. A confermarlo non è solo l’ISTAT ma i maggiori centri di ricerca statistica europei e mondiali che, dati alla mano, ci descrivono e automaticamente bollano come paese violento, irrispettoso e sessista.
Se pensiamo alla nostra Costituzione poi lo sdegno si moltiplica poiché, martoriata da scelte politiche alquanto discutibili (vedi vari ddl) e minata dai poteri forti, viene ormai considerata meno della carta da parati e portatrice di valori che, a quanto pare, sono rimasti pietrificati nella storia dell’immediato dopoguerra, della lotta al fascismo e alle disparità nel rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo.
Tutti questi avvenimenti sembrano non farci riflettere, sembra come se queste tematiche così maledettamente attuali ci diano input negativi e ci spingano sempre più alla regressione.In conclusione, davanti all’ennesimo capitolo importante, è caduta ancora una volta la fragile maschera dell’Italia falsa europeista e, ora più che mai, falsa democratica. Bel Paese au revoir!
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