martedì 30 marzo 2010

IL DIRITTO ALLA CRONACA


di Riccardo Di Santo
Giovedì 25 marzo, come gran parte di altri miei connazionali, sono rimasto fino a mezzanotte incollato alla televisione ad osservare il baraccone allestito da Michele Santoro. In un palasport gremito di gente entusiasta per la loro partecipazione, ho visto sfilare alcuni dei personaggi chiave della informazione nazionale. Uno dopo l’altro (neanche fosse una squadra di serie A), entravano al boato che accompagnava il loro nome: Gad Lerner (bassa intensità), Sandro Ruotolo (media intensità), Marco Travaglio (intensità pari ad un concerto dei Led Zeppelin). E poi tanti altri, dalla figlia di Enzo Biagi in tribuna, a Cornacchione e il suo monologo diventato ormai un tormentone, fino a Luttazzi e la sua satira pungente, offensiva forse, ma di certo efficace. Il punto chiaro di tutta questa giostra mediatica è stato uno solo: dire «NO» alla censura. Ma non la censura normale, quella totalitaria che vieta espressamente ogni forma libera di espressione (art. 21 costituzionale) che è un muro non scritto, ma semmai alla censura“all’italiana” quella che dal dopoguerra ad oggi, mascherandosi sotto numerosi nomi diversi (buoncostume, buonsenso, faziosità, illiceità) ha sempre agito silenziosa ma riconosciuta da tutti anche se impotenti. Luttazzi è stato duro, volgare in alcune parti, ma era fuori fascia protetta e non si è mai spinto al di là del limite; Travaglio è stato preciso come sempre, ridicolizzando questi cosiddetti potenti di turno non attraverso frasi intellettuali o elevate ma attraverso le loro stesse parole e semplici ragionamenti («Le elezioni regionali sono regolate da Leggi Regionali, chi l’avrebbe mai detto?»). Non si può non nominare quella che chiaramente è stata la risposta a tutte le farneticazioni del Premier e alle credenze dei suoi elettori «Come fai a dire che Berlusconi è un mascalzone? Per lo stesso motivo per cui se di notte vedo un tizio sudaticcio con un coltello insanguinato in mano, non penso subito “toh, un cuoco”». La televisione deve essere libera, se poi uno o più programmi non piacciono o non interessano si può sempre cambiare canale liberamente.

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