martedì 2 novembre 2010

Un Presidente del Consiglio da vergogna


di Claudia Giannini
Cosa serve ancora? Per scatenare l’indignazione e la vergogna non basta neanche questo? Tra nepotismo, sessismo, bugie e gossip nazionale, quante altre Ruby, D’Addario, Noemi serviranno? La nostra più alta figura governativa dopo il Presidente Napolitano è un uomo che si barcamena tra festini notturni in luoghi istituzionali, telefonate salva-finte-parenti di Capi di Stato e, nel mezzo, qualche rassicurazione ai ribelli campani, sommersi dai rifiuti.
Il problema, tuttavia, non è questo. Questo è solo un aspetto. L’aspetto di un Paese malato, lo stesso Paese che fino alla scorsa settimana passava le giornate a domandarsi come sarebbe finita la mini-fiction sulla povera Sarah. È un Paese che non si ribella, che anzi appoggia un’etica della corruzione, del favoritismo, del “io ti do il posto, tu che mi dai”. E quanto è difficile, ogni mattina, svegliarsi e affrontare una giornata di lavoro, di studio, con questi presupposti, con questa sfiducia nella propria Nazione.
È finito il tempo del Patriottismo, ed è meglio così. Ma non c’è più interesse nemmeno nel salvaguardare, un minimo, l’immagine di noi Italiani nel mondo. Si, perché il nostro Presidente del Consiglio dovrebbe essere il nostro primo rappresentante. E, scusate, ma non mi sento rappresentata nemmeno un po’ quando se ne va in giro per il mondo a snocciolare barzellette al limite dell’offensivo.
Beh, il peggio è che dovremo arrenderci, tutti noi giovani che crediamo nel lavoro, nello studio, nei sacrifici, nel rispetto del proprio corpo e della propria persona. Dovremo arrenderci al sistema, o rinunciare ed emigrare. E questo, sia ben chiaro, non per colpa del nostro Signor B. Ma per colpa di un Paese che si è già arreso e non s’indigna più, non si ribella, per quante Ruby, D’Addario, Noemi possano scoprirsi domani.

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