martedì 25 gennaio 2011

Le donne sono un’altra cosa


di Lucia Orlacchio
Le pagine di cronaca di questi giorni ci mostrano il lato femminile più squallido dell’Italia di oggi: ragazze, talvolta adolescenti, disposte a metter a nudo e ad usare il corpo per raggiungere i propri obiettivi percorrendo la via del successo e del guadagno facile, piuttosto che dell’impegno e del sacrificio.

Certo, ogni individuo ha la libertà di scegliere cosa fare della propria vita, il modo in cui rispettare se stesso e il proprio corpo ma paradossalmente lo stesso corpo che per secoli è stato limite delle donne, prigione della creatività e genialità femminile, ora sembra diventato il mezzo normale per farsi largo nella vita. Gli eventi recenti infatti ci fanno sembrar ancor più distanti i tempi delle rivendicazioni femminili grazie alle quali le donne, lottando in difesa delle loro idee e dei loro diritti, hanno rovesciato lo stereotipo tradizionale della donna madre – nutrice relegata nell’ambito domestico poiché ritenuta inferiore all’uomo. Nel XIX secolo la bellezza esteriore, il corpo femminile erano per Mary Wollstonecraft, madre del femminismo, uno “scrigno dorato” in cui però era rinchiuso lo spirito: lunga è stata la “schiavitù femminile” e lenta l’emancipazione che ha avuto negli anni ’60 uno dei suoi momenti principali di svolta, ma oggi la donna può ancora esser considerata come merce di scambio per il suo aspetto fisico, o ancor peggio è essa stessa ad “investire”sulla bellezza fisica utilizzandola come strumento di guadagno. Sembra cosi che tutto lo sforzo delle donne verso l’emancipazione sia ignorato e calpestato: la stampa, la televisione, la pubblicità ci bombardano quotidianamente con le immagini di modelli sbagliati che dietro un’apparente libertà nascondono tanta, troppa arretratezza.

Perchè c’è arretratezza quando si sceglie di usare la bellezza piuttosto che far fruttare il proprio intelletto e c’è arretratezza quando il mondo mediatico non considera le donne che ogni giorno scelgono di continuare la strada dell’emancipazione studiando, lavorando, sacrificandosi ma sempre nel pieno rispetto della “sacralità” del corpo femminile.

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