martedì 15 marzo 2011

Festa Nazionale sotto le coperte


di Andrea Passamonti

Il 17 Marzo, ormai dovrebbero saperlo anche i sassi, ricorre il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia. Non c’è motivo di soffermarsi troppo sul perché prendere parte a questa commemorazione, sono state scritte già abbastanza righe più che ragionevoli a riguardo. Piuttosto è necessario aggiungere qualcosa sul come.

Negli ultimi giorni, abbandonata la polemica portata avanti da qualche camicia verde, si è passati all’ennesimo conflitto tra chi proponeva l’istituzione del 17 Marzo come festa nazionale una tantum e chi, adducendo motivazioni economiche, chiedeva di non perdere una giornata di lavoro, specialmente in un periodo di stagnazione economica com’è quello attuale. L’ha spuntata, come sappiamo, il primo fronte, ma non senza polemiche e soprattutto non senza avere in parte snaturato quelle che erano le ragioni della festa.

La conseguenza più evidente della decisione del Consiglio dei Ministri, che per non perdere la mano ha deciso di istituire la festa nazionale per decreto legge, la si può comprendere se si guarda il problema da semplici scolari. Scolari, si capisce, non perché si tratta di un problema di matematica o di logica, di storia o di filosofia, ma semplicemente perché sono gli scolari che probabilmente sentiranno meno la ricorrenza.

Giovedì prossimo scuole e università saranno chiuse. Nessun tipo di attività verrà organizzata nel giorno dell’Unità. È vero, ci sono (rari) casi di scuole che hanno organizzato e organizzeranno seminari, conferenze e lezioni sull’Unità, ma tutto questo, per quanto encomiabile, avverrà in date differenti rispetto a quella che si vuole ricordare. Per i più, il 17 Marzo sarà semplicemente il giorno in cui non si andrà a scuola. C’è chi dice che il giovane che vede improvvisamente rompersi la routine scolastica si chiede il perché di questo “buco” inaspettato, imprimendo nella sua testa il giorno dell’Unità. Se così fosse, però, non si spiegherebbero i servizi dei Tg che annualmente mostrano decine di giovani che cadono dalle nuvole sentendosi chiedere cosa festeggiano il 2 Giugno o il 25 Aprile.

Una soluzione preferibile sarebbe stata quella di organizzare una giornata cogestita da studenti e insegnanti interamente dedicata al Risorgimento e all’Unità d’Italia. In questo modo, senza nessun obbligo, si sarebbero potuti rendere partecipi anche i giovani che probabilmente giovedì rimarranno sotto le coperte. Per gli altri, che come l’Italia si desteranno, non resta che fare una passeggiata ai Giardini Pubblici, a portare un mazzo di fiori a Mazzini e Garibaldi.

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