martedì 8 marzo 2011

Quello che resta della DDR


di Lucia Orlacchio

Le immagini della caduta del Muro di Berlino sono impresse nella memoria di tutti noi: il 9 Novembre 1989 i cittadini di Berlino Est in massa si arrampicarono sulla barriera di cemento che da 28 anni separava le due Germanie, per raggiungere l’Ovest. Si avviava cosi il processo di disfacimento della Repubblica Democratica Tedesca (Deutsche Demokratische Republick, DDR), stato socialista nato nel 1949 sotto diretta influenza dell’Unione Sovietica che qui stanziò le sue truppe con il pretesto di difender la DDR dalla minaccia capitalistica dell’USA durante la Guerra Fredda.

Sebbene la DDR sia ormai crollata da molti anni, esiste ancora una sua matrice nella cultura tedesca ed in particolar modo nel cinema contemporaneo: numerosi sono i registi che oggi traggono ispirazione dal regime socialista tedesco e che di questo denunciano sistema, orrori e crimini o ne ricordano melanconicamente stile di vita e consuetudini con particolare sentimento nostalgico per la Gemania Est, definito Ostalgie. “Good Bye, Lenin!” (Becker, 2003) è uno dei film in cui è possibile ritrovare molti dei luoghi comuni dell’ Ostalgie: la Germania dell’Est è vista con rimpianto in modo cieco e ingenuo poiché vengono ad esser dimenticati i tratti dittatoriali del regime socialista ed esaltata l’illusione di tranquillità e ordine di una vita regolata dal potere politico.

D’altro canto il controllo delle autorità sulla vita dei cittadini è contestualizzato in un clima di terrore nel film “Le vite degli altri” del 2006: il regista von Donnersmarck documenta accuratamente la tensione provata nel corso degli anni ’80 da artisti ed intellettuali nello svolgimento di tutte le loro attività, tenute sotto stretto controllo dalla Stasi, la polizia segreta della DDR che si occupava di sicurezza e spionaggio. In questo caso il linguaggio cinematografico documenta e ricostruisce “l’età del sospetto” prestando notevole attenzione alla psicologia di tutti gli individui inseriti nel sistema e quindi anche degli stessi esponenti della Stasi.

E’ chiaro dunque che la DDR non esiste più, ma solo politicamente: la Repubblica Democratica Tedesca infatti continua a vivere nella memoria culturale tedesca che ha ancora bisogno di scavare nel passato per rifondare le basi della propria identità.

Nessun commento:

Posta un commento