sabato 8 ottobre 2011

Almodòvar Nos Habita


Giò Marino

Passione sensualità e odore, accarezzano delicatamente la superficie di ciò che ci possiede, che amiamo, rifiutiamo e che infine diventa ossessione, tutto questo è Pelle, la Pelle che ci racconta Pèdro Almòdovar nel suo ultimo, brillante, capolavoro. Egli questa volta, ci sorprende, sembra non parlare più la stessa lingua, e, diversa dai suoi film precedenti, è la poetica con cui ci ipnotizza: tutto è in continua evoluzione, il regista cambia, cresce e noi spettatori seguiamo attentamente ogni suo minuzioso passo, quasi come ad entrare all'interno del racconto e a posizionarci dietro di lui nel momento delle riprese, a decretare giusta o meno l'azione, ma, soprattutto, notando le diversità con cui gioca e gestisce la macchina da presa: inquadrature forti e decise, geometrie regolari e fuochi di precisione il tutto ci porta ad un tale coinvolgimento, che fa si che la pelle in questione sia la nostra stessa Pelle. Le vicende ruotano attorno alla storia di un Medico, più precisamente di un Chirurgo Plastico che, sconvolto dalla perdita di moglie e figlia, è ossessionato dal desiderio di vendetta, spingendosi oltre i confini della scienza, laddove la morale umana viene violata: egli attraverso la Transgenesi, ottenuta grazie a vari esperimenti effettuati nel laboratorio personale di casa sua, riesce a creare un tessuto epidermico talmente forte e resistente che sembra fatto apposta per lui, affinché allevi il suo dolore interiore e i suoi turbamenti. L'intreccio tra morte, vendetta e perversione renderà il film pieno di eccessi: si tratta di un esperimento nell'esperimento, infatti il regista narra la follia utilizzando note calde e immagini quasi astratte, a tratti violente e distorte. Il tema principale(a lui familiare) è quello dell'ossessione: dentro casa sua infatti, il Medico spia una Donna, con una telecamera a circuito chiuso e lo fa ventiquattrore su ventiquattro, tenendola rinchiusa in una stanza e privandola per molto tempo, della cosa più preziosa che un uomo possa avere: la Libertà! Si può dunque parlare di un vero e proprio thriller sentimentale, dove i numerosi personaggi si incontrano incastrano tra loro come fitti tasselli di un puzzle che il regista fa costruire proprio ai suoi spettatori. Egli non manca di inserire all'interno del dramma, figure bizzarre, come suo solito, che, pur essendo così rumorose, riescono a mantenere quell'eterea compostezza che regna in tutto il film. Almodòvar è cambiato, evoluto e abbiamo conosciuto l'altra parte di lui: il film in questione non sarà sicuramente il migliore, ma almeno il regista ha ottenuto ciò che voleva, riuscendo a pieno nel suo intento. Ha raggiunto così il suo obiettivo: interagire con gli spettatori, entrare in contatto con loro e plasmarli a suo piacimento in modo diretto, metallico, e, evolvendosi, ha realizzato ciò che aveva in mente per lui e per loro: Cambiare pelle e cucirne un'altra, nuova, addosso!

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