mercoledì 12 ottobre 2011

Pareggio: un punto che non basta


Pierpaolo Capezzera

Nella giornata di ieri, il governo ha ricevuto una sgradita sorpresa: infatti, al conteggio dei voti, per il Lìder minimo i numeri non sono stati affatto favorevoli: 290 a 290. Un pareggio, quindi, che però su un argomento delicato come il Rendiconto Generale dell'Amministrazione dello Stato in realtà è una pesante sconfitta, al punto che Berlusconi ha deciso di rimuovere dall’ordine del giorno il problema Intercettazioni. 
I precedenti storici ci dicono che, nelle rare occasioni in cui un fatto del genere è avvenuto, il presidente del Consiglio si è dimesso: famoso, tra tutti, il caso di Giulio Andreotti. Tuttavia, il nostro caro Passerottino ha prontamente risposto agli allarmi della crisi affermando che questa, più che politica, è una questione tecnica. Non la pensa allo stesso modo Napolitano, che, alla luce della faccenda, ha dichiarato: “Ho finora sempre preso imparzialmente atto della convinzione espressa dal governo e dai rappresentanti dei gruppi parlamentari che lo sostengono circa la solidità della maggioranza che attraverso reiterati voti di fiducia ha confermato il suo appoggio all'attuale esecutivo. […]La questione che si pone è se la maggioranza di governo ricompostasi nel giugno scorso con l'apporto di un nuovo gruppo sia in grado di operare con la costante coesione necessaria per garantire adempimenti imprescindibili come l'insieme delle decisioni di bilancio e soluzioni adeguate per i problemi più urgenti del paese, anche in rapporto agli impegni e obblighi europei. E' ai soggetti che ne sono costituzionalmente responsabili, Presidente del Consiglio e Parlamento, che spetta una risposta credibile”. Questa risposta potrebbe giungere oggi stesso, tramite il voto di fiducia richiesto dal governo, il quale reputa “da irresponsabili” lo scatenarsi di una crisi politica data la situazione di profonda crisi economica del Paese. Fa piacere vedere finalmente il Cavaliere entrare nel merito del discorso del rapporto tra responsabilità e crisi: è lampante, infatti, che nel momento in cui l’economia italiana sprofonda, (al punto da non essere neanche chiamati in causa da Francia e Germania riguardo la partecipazione alla soluzione del problema) ciò che risulta essere di vitale importanza è il problema delle intercettazioni. Come si può accettare, infatti, che dei malvagi giornalisti comunisti si sentano liberi di esprimere le proprie opinioni senza interpellare il diretto interessato? Come è possibile che si lasci che questi masnadieri pubblichino verità che il governo vorrebbe lasciare nell’ombra? Non sono certo dei ponderati piani economici a rilanciare un Paese sull’orlo del collasso, ma piuttosto un accrescimento dei poteri di una sola persona, la quale sia praticamente impossibile da condannare, accusare e svelare. 
E’ evidente, quindi, che debba essere fermato questo parlare a vanvera, questo argomentare vuoto e questa libertà di espressione e di intromissione così forte da minare le basi delle libertà garantite dalla costituzione: ma non sto parlando dei giornalisti.

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