martedì 2 marzo 2010

Le parole sono importanti


di Andrea Passamonti
“Le parole sono importanti” ripeteva seccato Nanni Moretti alla giovane giornalista in Palombella rossa. Oggi quel monito sembra essere stato completamente dimenticato da molti redattori e direttori di importanti mezzi di informazione. Così capita di dover ascoltare per ben due volte dalla bocca dell’anchorman del Tg1 la notizia di un’inverosimile assoluzione dell’avvocato David Mills. Ma è bene fare un po’ d’ordine.
David Mills è stato condannato in primo e in secondo grado per corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza, in particolare per aver ricevuto 600000 dollari versati sul suo conto da Silvio Berlusconi, attraverso il manager Carlo Bernasconi, al fine di testimoniare il falso in due processi in cui è tuttora imputato l’attuale Presidente del Consiglio.
Lo scorso 25 febbraio, e qui veniamo all’attualità, le Sezioni Unite della Cassazione, sotto richiesta del Procuratore Generale, dichiarano il reato prescritto e, di conseguenza, annullato il verdetto in secondo grado. Ed ecco il punto cruciale della vicenda.
L’assoluzione è cosa ben diversa dalla prescrizione, in quanto la prima riconosce l’innocenza dell’imputato mentre la seconda determina l’estinzione di un reato in considerazione dell’eccessivo tempo trascorso.
Non a caso la stessa Cassazione ha confermato il risarcimento di 250000 Euro alla Presidenza del Consiglio per danni d’immagine.
Questo ragionamento non deve essere passato per la testa del Direttore del Tg1 Minzolini, che ha propeso per una interpretazione piuttosto fantasiosa.
La protesta impazza per il web, ma l’Italia è uno degli ultimi in Europa per quanto riguarda gli utenti regolari di Internet (sotto il 40% della popolazione) insieme a Romania, Cipro e Portogallo. Nessuna sorpresa dunque se i cittadini che si informano solo attraverso il Tg1 si dovessero chiedere il motivo di un continuo accanimento nei confronti di Berlusconi: per quale motivo un corrotto “assolto” dovrebbe avere un corruttore condannato?
Questo nuovo modo di fare giornalismo è un insulto ai giornalisti, all’informazione, all’esattezza delle parole. Il tutto appellandosi a una presunta libertà. Forse la risposta migliore a queste magagne l’ha data Philip Roth. Nell’intervista concessa al Venerdì di Repubblica lo scrittore americano ha “scoperto” di aver concesso, senza saperlo, un’intervista a Libero in cui si diceva insoddisfatto da Obama. Roth smentisce tutto, controlla le interviste rilasciate e quella a Libero non risulta. Irritatissimo chiede cosa vuol dire Libero in inglese. La giornalista del Venerdì traduce. E Roth: “Vuol dire che questi sono liberi di fare tutto quello che gli pare?”

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