martedì 2 marzo 2010

Riflessione sull’Europa


di Stefano Pietrosanti
Nella realtà di questi giorni che vede l’euro minacciato da una forte tendenza speculativa, si concretizza la fragilità della costruzione che ha avvolto i popoli europei dopo la fine della Guerra. Questa si estrinseca nella forma di unione commerciale e non politica che l’Europa si è data e nei sistemi governativi dei singoli stati nazionali che, dispensatori di servizi sociali generosi, hanno mantenuto la vanità perdendo la concretezza e la potenza nel vergognoso periodo di autorità limitata segnato dalla Guerra Fredda. Dovendo cercare il male peggiore arrecato all’Europa dai Fascismi, indicherei l’inquinamento delle simbologie e-motive e dei registri linguistici cui prima gli stati potevano facilmente attingere nel dialogo coi propri popoli, un pozzo semantico che non doveva per forza puzzare di zolfo e che poteva anche dare sviluppi positivi, poiché effettivamente legami di terra e sangue portano i popoli a riconoscere in un’entità soprastante, in un governo, il diritto all’azione in nome comune. I Fascismi hanno distrutto gli strumenti con cui più facilmente si sarebbe potuta costruire la sovranità Europea e la dignitosa rappresentanza comune dei comuni interessi, ossia le simbologie forti; hanno reso sospettabili, fumose, tutte le manifestazioni di volontà di potenza, anche dove queste non fossero coincidenti con volontà aggressive. Proprio l’America ci dimostra che – forse purtroppo – il successo di uno Stato non è nell’essere capace di offrire ai propri cittadini servizi efficaci ed efficienti, ma nella capacità di mobilitarlo, di farlo sentire partecipe attorno al sentimento di ciò che è comune, nel bene come nel male. Nel dargli dei legami di terra e sangue da difendere. L’America ci indica in secondo luogo che il concetto di “sangue”, ben lontano dalla visione nazista, è inefficacie come concetto razziale, ma efficacissimo come concetto culturale. Il “sangue” è la linfa di cultura e comune sentire per cui i popoli sono disposti allo sforzo, al mobilitarsi. Questi sentimenti sono sentimenti conservatori, nel senso asettico di conservazione e questo ci hanno tolto i totalitarismi: la possibilità di essere conservatori, di guardare al nostro passato con la fierezza del contadino per la sua terra. Pare che davanti alla minaccia alla moneta unica Francia e Germania si siano decise a promuovere il conferimento di una pur minima autonomia politica alla Commissione Europea e al neo-eletto Presidente. Non posso dire, in tutta coscienza, se sia un buon segno, ma credo che se mai si dovesse fare l’Europa come governo, questo non potrà nascere se non promuoverà e riconoscerà la sua terra e il suo sangue. Ora sono passati settant’ anni, abbiamo costruito, seppure tra molte menzogne, la pace e abbiamo toccato vette di prosperità e bellezza di cui non credo ci rendiamo conto. Mai come oggi ci sarebbe tanto da conservare, da difendere, da porre dietro il drappo di una bandiera.

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