martedì 6 aprile 2010

Buonanotte all’Italia


di Claudia Giannini
Siamo un Paese in cui il primo governatore con la bandana verde al collo può permettersi di dire: «Lasceremo nei magazzini le Ru486». Siamo un Paese in cui l’altro governatore con il fazzoletto verde, stavolta in tasca, può aggiungere: « Mai in Veneto». E siamo anche il Paese del vecchietto vestito di bianco che condanna l’uccisione di bambini non ancora al mondo, mentre i suoi dipendenti abusano di quelli già nati.
È così che si presenta l’Italia a più di una settimana trascorsa dalle elezioni regionali. Divisa e sconfitta. Ma forse non si può parlare di sconfitta, perché l’Italia non ha realmente combattuto. Stavolta se la sono vista tra loro i candidati, come dimostra anche il calo di affluenza alle urne che ha colpito trasversalmente la penisola.
Ed ora, come nel 1861, al nord ci sono i re. Non i Savoia però, i Leghisti. Al centro c’è il Papa, che non ha più uno Stato vasto, ma il potere dei dogmi, con il quale ha sconfitto Emma Bonino. E il sud affronta gli stessi problemi di disoccupazione e disagio economico di sempre.
Un’Italia che non vuole crescere, non vuole cambiare. Che sta in Europa, ma ogni tanto se ne dimentica. Che vota la Lega perché ha paura dello straniero. Che non vota la sinistra perché non la trova più. Che si chiude nel suo orticello individualista e lavora con la testa china. Che si fa togliere i diritti invece di difenderli.
Se Luca Zaia, Roberto Cota, Benedetto XVI rappresentano l’ideale politico, governativo o spirituale dell’italiano medio, beh, allora non biasimo più tutti coloro che decidono di lasciarla quest’Italia e di farsi una vita altrove.
Resta amarezza dopo queste elezioni. Non tanto per i risultati in sé, quanto per i voti degli italiani che li hanno resi possibili. Non è più sufficiente incriminare solo la mancanza di informazione, ora che con la rete si può arrivare ovunque. Ciò che manca, a mio avviso, è una coscienza critica. E questa si sviluppa col confronto e il dibattito, ricchezza che gli italiani sembrano aver dimenticato, troppo impegnati a guardare il Grande Fratello.

2 commenti:

  1. Io non capisco, proprio non capisco cosa ci sia di strano nel condannare come OMICIDIO la soppressione di un embrione tri-cellulare.
    Invece, di contro, il far vivere una bambino nato per soffrire e poi morire, è un valore terribilmente cristiano e caritatevole.
    Pentitevi, pentitevi e vergognatevi.

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  2. (Martina)
    Benvenuto sul nostro giornale 2.0 Rudy!
    Come vedi questa storia ha lasciato sbigottite parecchie persone. Donne e uomini, indistintamente. Perché il problema non è solo e non è tanto "l'aborto", quanto il rispetto della legge, della laicità dello stato, della libertà, del diritto alla salute. Se qui ogni persona che siede su poltrone di velluto si alza per dire la sua (ottenendo anche un'eco mediatica) non se ne esce.

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