martedì 6 aprile 2010

APOLOGIA DI QUINTILIANO


di Martina Nasato
Marco Fabio Quintiliano (35-96 d.C.) fu un oratore romano e maestro di retorica, vicino agli ambienti imperiali; molto apprezzato da Vespasiano, quest'ultimo gli affidò quella che si può considerare la prima cattedra pubblica. Dunque non un pericoloso eversivo nemico dell'impero. Eppure Quintiliano è l'autore di una frase che a distanza di venti secoli sta creando non pochi problemi: “Odiare i mascalzoni è cosa nobile”. Una grande verità, assolutamente inopinabile. Se non che, nel nostro Paese dei contrari, la verità è uno strumento pericoloso. Tanto più se a farsene portavoce è Daniele Luttazzi, comico satirico bandito da tutte le tv; soprattutto se lo fa nel corso di un programma di nota matrice eversiva, quale è stato “Rai per una notte”. Ma la verità è questa, non la si può negare. Allora la si nasconde, come è successo presso la sede di Sky sulla via Salaria a Roma, dove Berlusconi si è recato, accompagnato da una scorta piuttosto esagerata, per rilasciare un'intervista. Si noti che la suddetta intervista ha avuto un audience misero, appena lo 0,3%. Dunque, tutti gli uomini del presidente (tanti, troppi) hanno praticamente invaso il Palazzo di Sky. Immaginate, ora, un ufficio del reparto grafici dove su una enorme vetrata sta affisso un patetico foglio A4 su cui è stampata la celebre frase di Quintiliano. Bene, la scorta presidenziale, presa dal panico dopo aver letto quel foglio, ha scomodato addirittura la Digos, i cui agenti, dopo aver chiuso porte e finestre, così da non far vedere nulla all'esterno (cosa avevano da nascondere?), si sono messi all'opera: hanno prontamente strappato il foglietto, hanno trascinato fuori tutti i dipendenti di quell'ufficio per interrogarli, mentre un altro agente cercava prove sul computer incriminato. Operazione inutile, quest'ultima, perché i ragazzi responsabili del grave peccato, avevano già confessato ad un suo collega. I due giovani grafici vengono salvati da una situazione folle da un componente dell'ufficio legale della società, che impedisce che i ragazzi vengano portati in Questura, chissà poi con quale accusa assurda. Quanto successo è un fatto gravissimo e inaudito: sono state perseguite le idee, è stata messa sotto processo la cultura. Quei ragazzi avrebbero potuto attaccare qualsiasi cosa nel loro ufficio, dal volto di Che Guevara al calendario Pirelli, era un loro pieno diritto. E fa anche un po' sorridere che sia stata le stessa scorta presidenziale a vedere qualche collegamento tra il mascalzone di Quintiliano e Berlusconi.

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