martedì 13 aprile 2010

Questa Cina suona sempre la stessa musica


di Fabrizio Bossoli
“Il ministero della Cultura non ha dato il via libera per gli show nella capitale e a Shanghai”. Con questa breve comunicazione il governo Cinese annulla di fatto i concerti di Bob Dylan a Pechino e Shangai e smentisce ancora una volta la veridicità della “presunta” nuova politica di apertura culturale. Niente di nuovo, nessuno se ne stupisca: non più tardi di un anno fa erano stati gli Oasis a veder cancellate le proprie esibizioni. La colpa? Quella di Noel Gallagher di aver partecipato, dodici anni fa, ad un concerto pro-Tibet. Figurarsi allora se al principe della musica per i diritti civili, al portabandiera anni sessanta dei movimenti pacifisti, potesse mai essere concesso di esibirsi. Non stupiamocene dunque. Stiamo parlando della stessa Cina che nel 1989 diede ordine al proprio esercito di aprire il fuoco in Piazza Tiananmen contro studenti disarmati, provocando più di 1000 vittime; della Cina che cerca di cancellare la cultura Tibetana, tramite la repressione anche dei minimi diritti umani; della stessa Cina che, invece di prendere iniziative per controllare l'epidemia di SARS, aspettò più di sei mesi prima di informare l'Organizzazione Mondiale della Sanità, perché la priorità era preservare l'ordine pubblico. E venendo ad argomenti ancor più attuali, è la stessa Cina che, al vertice sul clima di Copenhagen, si è fermamente opposta alla proposta di tagliare le emissioni del 17% entro il 2020; e proprio questa stessa Cina infine è il paese in cui, anche per reati come evasione fiscale ed incasso di tangenti, viene eseguito il maggior numero di condanne a morte, ben 5000 nell'arco dell'anno (negli USA ne sono avvenute circa 1100 dal 1976 ad oggi). Si dirà, ma stiamo parlando di Bob Dylan, il menestrello che non ha mai alzato la voce per farsi sentire, anche in un periodo in cui tanti urlavano, e che è sempre riuscito a dimostrare la forza delle sue parole. Ebbene sì, e paradossalmente è proprio per questo che la Cina non vuole Bob Dylan. Perché dici Bob Dylan e capisci che è storia, è la colonna sonora che viene in mente se si pensa alla marcia su Washington, a Martin Luther King, è la melodia che attraversa quarant'anni di America, un po' come Forrest Gump in un certo senso. Un cantautore che ha scritto parole come “quanti anni possono gli uomini esistere, prima di essere lasciati liberi?” non è ancora adatto per questa Cina. O forse è tutto ciò che è liberale che non è adatto alla Cina. Ma non si dica che è l'atteggiamento della Cina ad essere inadatto, dopotutto la Cina è al primo posto per flusso degli investimenti esteri, e le agevolazioni fiscali previste per gli investitori stranieri sono tutt'oggi irrinunciabili. Possiamo solo sperare che qualcosa cambi, perché, come canta Bob Dylan, “è meglio che cominciate a nuotare, o affonderete come una pietra, perché i tempi stanno cambiando”.

Nessun commento:

Posta un commento