martedì 6 luglio 2010

Liberalismo e libertinismo


di Stefano Pietrosanti
Negli ultimi tempi, accendendo la televisione, è facile incontrare la faccia sbarbata di Capezzone, o di un altro esponente del PDL, intenta a comunicarci quanto sia liberale la riforma che limita l’uso delle intercettazioni in sede d’indagine. Mi viene sinceramente da chiedermi come possa esserlo. Il loro sillogismo è semplice: la vita privata è sacra, la vita privata è libertà, allora difendere la libertà è rendere intangibile oltre ogni limite la vita privata di ogni cittadino. Il ragionamento ha il suo fondo di verità, ma, come spesso accade, viene usato in modo fazioso. Nell’usarlo, gli esponenti del PDL confondono liberalismo e libertinismo. Il liberalismo è quella dottrina politica che si occupa di difendere la libertà dell’uomo nella vita privata e pubblica; il libertinismo è una tendenza d’animo che si caratterizza per il rinnegare ogni obiettività morale e rifugiarsi in un privato aperto a ogni istinto o desiderio. Il liberalismo vede la socialità dell’uomo come una questione da gestire, perché è cosciente che proprio nell’interrelazione tra individui sta il rischio della prevaricazione; il libertinismo si limita a dire «ognuno nel suo privato faccia ciò che desidera». Questo vuol dire, in un paese con gravi problemi di criminalità organizzata e pubblica corruzione, buttare alla spazzatura uno strumento d’indagine sottoponendolo a un tempo massimo d’uso noto a tutti e quindi anche a chi trasgredisce. Significa guardare il popolo e dirgli: «lo so benissimo che hai qualcosa da nascondere, lo abbiamo anche noi, l’importante è che ognuno accumuli gli scheletri nel proprio armadio e non disturbi troppo». Questo è il principale messaggio che passano i membri dei governi Berlusconi succedutisi nella storia recente. A una socialità formale protetta dalla legge, si preferisce una socialità pubblica informale gestita dal Capo e una socialità privata, altrettanto informale, in cui ogni cittadino è libero, finché non pesta i calli a qualche interesse più grande, di gestire i propri interessi dentro o fuori la legge. Consciamente o inconsciamente, quello che sta facendo il berlusconismo al paese è un’ulteriore rottura dei legami di fiducia e di rispetto tra cittadino e stato.
Al reciproco rispetto, che richiede osservanza di regole comuni e quindi sforzo, si sostituisce la reciproca mancanza di rispetto, nella quale ognuno può fare – entro certi limiti – ciò che vuole, una sorta di carnevale troppo lungo in cui la società e la socialità si corrompono e muoiono.

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