martedì 6 luglio 2010

Tosarello: trionfo del b…usiness


di Matteo Napolitano
Sono ormai passati ventidue anni dalla prima edizione del trofeo “Peppino Tosarello città di Latina” una vera e propria festa del basket pontino, luogo di riunione sportiva per “vecchie” glorie e giovani talenti della pallacanestro, sport “croce e delizia” della realtà del capoluogo. Parliamo di passato purtroppo.
Nel corso degli anni l’organizzazione ha preso sempre più coscienza del fatto che la molta visibilità del torneo, a livello non solo locale, potesse diventare merce di scambio per rilevare azioni di mercato e per avviare trattative, snaturando così la natura sportivo-agonistica dell’evento.
Ad alternarsi nel campo possiamo ammirare roosters stellari, giocatori rilevati da tutta Italia, squadre potenzialmente competitive in campionati di alto rango, schiacciate e disimpegni vicini al basket professionistico e lontani anni luce dal basket amatoriale e dal suo spirito, divertente e a suo modo interessante. Mi dispiace molto assistere a una partita e vedere “campionissimi” che camminano, giocatori titanici che si scontrano, in modo impari, con altri che al confronto sono a malapena paragonabili a nani da giardino, mi dispiace vedere la persone che escono annoiate da uno spettacolo patetico e i bambini che si innamorano di una competizione oltremodo falsa nell’attesa del contropiede con slam dunk del loro o dei loro beniamini. Perché non dare più spazio ai tanti professionisti e semi professionisti che gravitano nei nostri campionati locali? Perché non valorizzare lo spirito agonistico dei vari matches?
Chi scrive è un amante del basket che non vede orizzonti positivi per questo sport nella nostra città, si preferiscono talenti esterni provenienti da squadre che nulla hanno a che vedere con le nostre aspettative, si preferiscono giocatori formati a giocatori che hanno voglia, perché no, di crescere e maturare in un ambiente professionalmente sano, si sminuisce lo sport che tanto amiamo per mere ambizioni di mercato e per lo show biz, parente stretto del mondo del calcio.
A mio modesto avviso si dovrebbe tornare ad una genuinità di fondo, genuinità che sta sfumando ma che può essere recuperata reclutando volti esperti e volti giovani dalle nostre palestre, tesserati e non tesserati legati alla nostra tradizione cestistica fatta di successi e sconfitte come ogni tradizione che si rispetti.
Mi ha fatto molto piacere, ed è stato un monito aggiuntivo per redigere questo articolo, leggere il pezzo sulla famiglia Zanier apparso tra le pagine di un quotidiano di area locale, pezzo in cui si racconta di uno scontro generazionale tra genitori e figli frutto del tempo e della dedizione per la cosiddetta “palla a spicchi”, nella verve che dovrebbe guidare, a differenza del dannato business padrone dei nostri giorni e dei nostri tempi, un così importante evento locale.

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