martedì 24 agosto 2010

Il teatro greco di via Palermo: nessuno spettacolo


di Matteo Napolitano
Forse, a parte i cittadini che abitano la zona o le zone limitrofe, in pochi conoscono il teatro greco situato tra via Napoli e via Palermo a Latina. Questa struttura, inserita all’interno di un parco, è uno dei tanti simboli dello spreco di risorse urbane e culturali del capoluogo poiché, senza troppi problemi (pulizia e ristrutturazione a parte), potrebbe essere sfruttata, in modo particolare durante la stagione estiva che ben si presta a spettacoli teatrali o musicali all’aperto. Ma queste si sa, in qualsiasi città o paese che sia prendono il nome di possibilità, nella nostra non possono che essere denominate “utopie”.
La struttura architettonica del teatro segue la più classica tradizione greca (V-IVsec. a.C.) ossia una costruzione a cielo aperto composita di tre elementi fondamentali: la cavea (koilon) a pianta semicircolare, la scena (skené) a pianta allungata e disposta perpendicolarmente all’asse della cavea e l’orchestra (orkhestra) circolare, lo spazio mediano tra la cavea e la scena, il fulcro del teatro greco riservato al coro.
Questo spazio è lasciato da anni in uno stato di totale abbandono, è diventato nel tempo preda di vandali che hanno ben visto di togliere i mattoni dalla cavea, rifugio di tossicodipendenti che abbandonano le siringhe nello spazio circostante e di ragazzi (tra cui il sottoscritto), che trovano in quello spazio un luogo in cui poggiarsi a chiacchierare e a suonare nelle serate vuote della nostra cara “fantasmopoli”.
Non scomodatevi per niente, se incuriositi da quest’articolo, a cercare informazioni sul progetto iniziale di questo teatro su internet poiché non si trova assolutamente nulla, né l’anno di costruzione, né tantomeno cosa sarebbe potuto diventare, sappiamo che è lì ma non sappiamo il perché, e a dircelo, né oggi né nel futuro prossimo, non sarà sicuramente il sito ufficiale del comune di Latina, in assoluto uno dei più fatiscenti che abbia mai avuto il piacere di visitare (visitate i siti AGGIORNATI dei comuni delle grandi metropoli di Sezze o di Bassiano e capirete meglio di cosa parlo).
Cambiano i luoghi e cambiano gli argomenti ma questa sinfonia nella nostra amata comunità sembra non cambiare mai, e allora, se il poeta greco Simonide aveva ragione nel dire “la città è la maestra dell’uomo” non c’è troppo da meravigliarsi quando, purtroppo, ci sentiamo tutti un po’ ignoranti.

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