martedì 14 settembre 2010

Mani Festanti


di Pierpaolo Capezzera
Roma, 1 Settembre 2010 ore 17:30 - Chiunque si trovasse in Via del Corso a quell’ora ha potuto assistere ad un evento di importanza storica: un assembramento di giovani manifestanti, fanciulle e donzelle di ogni età, forma e colore, radunatesi con lo scopo di rivendicare i propri diritti… musicali. Infatti, queste indomite, agguerrite, combattive ragazzine altro non erano che le fans dell’ennesima trovata commerciale del panorama discografico internazionale: i Tokio Hotel, vale a dire un gruppo di ragazzini dai dubbi gusti musicali (nonché estetici) che ha deciso di unirsi ad altre band nella lotta alla vera musica. E allora, come non supportare questa battaglia, scendendo in campo al fianco dei nostri eroi, armati di cartelloni, t-shirt e quant’altro di evocativo si abbia a disposizione? È evidente che questa marcia apologetica, più che suscitare ilarità ed una sorta di mieloso disgusto in chi, come il sottoscritto, ha assistito alla scena, non arreca danni a nessuno, ma stimola un inquietante interrogativo: sarebbe questa folla urlante disposta ad imbracciare i propri ornati vessilli, e consumare le tonanti ugole per difendere cause meno futili? Temo proprio di no. Dubito, infatti, che cotanta passione sia stata riversata, da questo colorato corteo, in un evento drammatico per l’intera comunità civile come la morte di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica, ucciso nei giorni scorsi dalla criminalità organizzata. È vero, però, che molti giovani hanno partecipato alla vicenda, partendo da varie città, tra cui anche Roma, per esprimere il proprio sdegno per ciò che è accaduto, e la propria solidarietà a quanti hanno raccolto l’eredità del sindaco, supplendo così all’assenza dei moltissimi, troppi, ignoranti (in tutte le accezioni di questo termine) che continuano a sostenere e rincorrere il nulla. Se, dunque, sperar di tornare alle manifestazioni sessantottine probabilmente è sbagliato ed anacronistico, pretendere almeno un minimo di senso civico e sociale è forse troppo?

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