martedì 11 gennaio 2011

Questo è un paese per vecchi


di Riccardo Di Santo
E’ di qualche giorno fa la notizia che gli ultimi dati sulla disoccupazione giovanile italiana ad aprile 2010 hanno raggiunto ormai il critico tasso dello 29,5% per la fascia dai 15 ai 24 anni allora c’è poco da sorridere, anzi c’è da andare ad emigrare. Ma qual è l’origine di questi dati cosi preoccupanti? Naturalmente il quadro è estremamente vasto e variegato, tuttavia qui s’intende dare una visione diretta e senza scrupoli partendo da noi giovani anziché entrare in quella branca per me odiosa che è l’economia di professione. Partiamo da un fatto, noi per la maggioranza (mi riferisco a coloro che frequentano fruttuosamente l’università) difficilmente vorremmo un lavoro a ritmi fissi che ci possa togliere tempo ed energie per quello che è lo studio, al di là di quella che è la necessità di un lavoro part-time. Considerando che una laurea và dai 3 ai 5 anni di studio ciò vuol dire che un ragazzo è libero da questa fase intorno ai 24 anni, seguita poi a sua volta da una fase che può variare dalla specialistica (master) alla ricerca di un vero lavoro; qual è il lavoro che cerchiamo? Un lavoro coerente con quale sia stato il nostro percorso formativo, e cosi grazie ai dati Istat si scopre che ad avere maggiore fortuna nella ricerca di occupazione sono i laureati nella branche di: Ingegneria, Farmacia, Economia, che sono seguite a lunga distanza dai rami di Giurisprudenza, Filosofia, Lettere ecc. Aggiungiamo il fatto che vista la predilezione da parte delle imprese per i contratti a tempo determinato, molto spesso la gioia del trovare impiego difficilmente dura al di là di un periodo di 1/2 anni, dopodiché impieghi di fortuna (dal barista all’assicuratore) difficilmente permettono ad un giovane di lasciare la casa familiare o perfino di creare prima di una certa età una famiglia sua. Poi si stupiscono se il tasso di natalità è e rimane estremamente basso, chi ha tempo o soldi per mantenere i figli? Ammortizzatori sociali efficaci non se ne vedono, opportunità di formazione superiore neanche, visti i tagli a borse di studio e programmi di specialistica. Non parliamo poi di aprire impresa, difatti chi può assicurare un capitale ad un giovane precario senza garanzie in questi tempi di crisi Tante le domande, poche le risposte, in fondo che importa? E’ solo il nostro futuro.

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