martedì 8 febbraio 2011

“San Remo”: protettore della censura


di Matteo Napolitano

“La censura è una buona cosa, poiché in tal modo ad ogni libro è garantito almeno un lettore attento”. Si pronunciava così il commediografo britannico Alan Ayckbourn e la sua lungimirante ipotesi calza a pennello non solo per i libri, a cui si riferisce, ma anche per svariate altre opere artistiche tra cui, senza dubbio, le canzoni.

Quest’anno, come tutti gli anni d’altronde, il festival della canzone italiana si è aperto con molti dibattiti riguardanti i testi dei brani in gara, tra tutte purtroppo è spiccata la querelle su un grande artista qual’é Roberto Vecchioni che presenterà il brano “Chiamami sempre amore”, il pezzo è dedicato al figlio ed ha come tematica principale le recenti proteste a difesa dell’istruzione pubblica e del libero pensiero.

Secondo l’opinione dei media vicini al festival e dei critici più “bacchettoni”, la canzone andrebbe ad alimentare un clima già di per sé molto teso coadiuvando l’entrata della politica all’interno di una manifestazione che dovrebbe rimanere “neutra” o almeno ritenersi tale.

Il testo della canzone non è ancora, aimè, reperibile in rete comunque, stando alle voci e alle varie trasmissioni che ne hanno dibattuto, le frasi analizzate e bollate dall’inquisizione sanremese dovrebbero recitare parole dedicate alla “bellezza dei giovani in piazza”, alla “giusta causa” delle proteste e “all’uccisone del pensiero”. Parole che tutt’altro sembrano fuorché aizzatrici di animi inquieti e alimentatrici di reazioni in qualche modo “violente”.

Non sono mancate fortunatamente le smentite e gli elogi a Vecchioni, un cantautore e professore noto per la sua grande cultura e per il suo impegno politico e sociale che lo ha visto, nel corso della sua carriera artistica e lavorativa, sempre attento alle tematiche legate ai giovani (vedi “Sogna ragazzo, sogna”).

In conclusione se è vero ciò che scriveva Wilde ossia che “Un'idea che non sia pericolosa non è degna nemmeno di essere chiamata idea” spero davvero che il festival diventi uno specchio vero della situazione socio-culturale del paese e non solo uno specchio rotto da sentimenti e sentori futili.

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