martedì 19 aprile 2011

Elezioni comunali, tra volti nuovi e volti furbi


di Claudia Giannini
Le elezioni sono alle porte, ma ancora non è tempo di bilanci. Si può tentare però di soffermarsi su alcuni aspetti significativi dell’orizzonte politico locale, in tempi di campagna elettorale. La battaglia principale è quella tra i favoriti aspiranti sindaci: da una parte la faccia di bronzo di Di Giorgi, che tenta di presentarsi come novità, rischiando di cadere nel grottesco. Dall’altra Moscardelli, eletto a rappresentante di una sinistra che ancora cerca identità, specchio locale della triste realtà nazionale. Da un lato sembra di sentire l’eco Gattopardiana del “tutto cambi affinché nulla cambi”, dall’altra l’eco democristiana sotto la copertina del PD.

Quello che colpisce però è constatare quanti personaggi e volti più o meno noti nell’ambito dell’imprenditoria locale, abbiano scelto la via della candidatura al Consiglio Comunale. Candidarsi sembra essere diventata una scelta di marketing. E pensare che tra le qualità de buon politico dovrebbe esserci l’interesse per la comunità e non il proprio. Con una prospettiva di questo tipo, anche le scelte elettorali diventando funzione di un sistema in cui conta l’interesse personale. E di conseguenza, molti scelgono questo o quel candidato in funzione delle conseguenze personali positive che avrebbero in caso di elezione del proprio favorito. Un sistema di così esplicito favoritismo dovrebbe lasciare per lo meno interdetti, invece non solo non stupisce, ma riesce a ribaltare i valori morali condivisi. In quest’ottica diventa buono e moralmente valido colui che, una volta ottenuta la poltrona ambita, riesce a favorire o ad aiutare i suoi sostenitori. Il tutto in un contesto di estremo individualismo. Non è raro sentire, dove fiorisce l’ignoranza, frasi come: “quel consigliere è tanto bravo, ha aiutato un sacco di persone.” E per “aiutare” si intende favorire uno rispetto ad altri, aiutare uno, ma a discapito degli altri. Insomma sembrano essersi rovesciati i valori morali che, almeno in linea di principio, dovrebbero fondare la politica. Dunque si andrà al voto e tra chi vota per interesse, chi per dovere morale, chi per amicizia, noi lo faremo per sfruttare l’unico strumento che abbiamo per partecipare alla democrazia, in un momento in cui si fa di tutto per farcelo dimenticare.
E nel mezzo i cittadini, che arrancano tra la tentazione di sostenere la solita elite affarista o un’alternativa che non convince per niente. Guardando poi al Consiglio Comunale, non troppe sorprese. I soliti volti noti, con l’unica differenza che c’è chi per coerenza resta sulla barca berlusconiana e chi tenta la via della lista civica, sbandierando ai quattro venti l’idea di un voto “dato alla persona, non al partito”.

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