martedì 12 aprile 2011

Nel meraviglioso mondo di Paolo Brosio


di Matteo Napolitano

Se non avete ancora letto i libri di Paolo Brosio potete tranquillamente crogiolarvi sui vostri divani e rimanere sicuri nelle vostre accoglienti case. Siete davvero ad un passo dalla salvezza.

Per quanto riguarda me, agnostico forte, anticlericale nonché lettore di Paolo Brosio, i lucchetti delle porte infernali sono già scattati da tempo, probabilmente da quando ad “Un passo dal baratro” sono scivolato su una saponetta intima al “Profumo di lavanda”.

Per guidarvi nell’analisi delle fitte trame narrative intesse dall’aitante ultrà della madonna si può iniziare, senza dubbio, con una perla che lui stesso ha donato misericordiosamente ai lettori e che recita testuali parole: “Se non hai fede (non Emilio, ndr) vai fuori di testa, il pendolino del dolore ti sconquassa”.

Ecco. Basta una frase per capire di che pasta sono fatti i racconti (di fantascienza) del buon Brosio. Parole messe una dietro l’altra in un’estasi infinita, in un fervore guidato dal dolore più profondo e dalla voglia di pubblicizzarlo, gli eventi che si susseguono sembrano portati per mano dallo spirito santo degli editori della Piemme che, in questo caso, hanno visto lunghissimo poiché hanno capito alla perfezione che gli italieni sono un popolo di polli, di creduloni passivi, di giuggioloni che restano attoniti davanti ad episodi che farebbero rabbrividire i più degni fan di “Guerre stellari” e i più attenti lettori di romanzi fantasy.

Volendo partire dal principio dovete immaginare una tiepida serata mondana condita da sesso estremo ed orgiastico, alcool e droghe di varia entità, perché è proprio così che si apre “Ad un passo dal baratro” di Brosio, proprio con questo scenario che lascia chiaramente intravedere una spiritualità “introspettiva” e ricercata, pronta a godere della tiepida brezza della presenza celeste che, tra un cocktail e l’altro, ha tirato il pizzetto dello scapestrato giornalista.

Da questo episodio inizia un processo di totale cambiamento, un’inversione di marcia dal diavolo all’acqua santa, dal “corpus prostitutae” al “corpus domini”, e allora via con pellegrinaggi, confessioni, guarigioni miracolose, preghiere estreme ed esperienze mistiche riportate, passo dopo passo, in un incessante fiera della banalità, a tratti, lesiva dell’intelligenza di coloro che della fede fanno una ragione morale ed etica di vita e non una ragione economica e pantomimica.

La strada che porta molti fedeli a Medjugorje è spesso una strada tormentata dal dolore ed io rispetto il dolore, anche quello di Brosio dovuto alla morte del padre e alla separazione dalla moglie. Quello che non riesco a rispettare sono le speculazioni sul dolore, sono le persone che fanno di trovate patetiche, come le visioni o i poteri magici di guarigione, un lavoro che porta all’illusione e alla derisione della dignità umana, dignità che va preservata dagli attacchi di ciarlatani e finti chiacchieroni folgorati sulla via di Damasco.

In conclusione, intimerei a chiunque si appropinquasse alla lettura di questi testi di argomento pseudo religioso di lasciarsi illuminare dalla sola ragione critica e non dalla più fetida, distruttiva e abbietta dabbenaggine. Così sia. Spero.

1 commento:

  1. lo considero un regalo di compleanno.
    S
    PS: tutta la redazione ti deve una pizza almeno per esserteli letti davvero ;)

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