martedì 10 maggio 2011

Generazione Norman

di Giò Marino
“La libertà di pensare, è anche la libertà di morire!”
Così scriveva Norman nell’ultima lettera lasciata al padre prima di compiere quel gesto estremo.
Norman Zarcone si era laureato in filosofia della Conoscenza e della Comunicazioneall’università degli studi di Palermo e gli mancava solo un esame per il dottorato.
Soffriva molto da qualche tempo, era inquieto e ansioso,aveva paura che per lui, che con passione e dedizione aveva affrontato gli studi, il futuro potesse riservare un amaro destino: aveva paura di essere un eterno precario. Sempre di più si trovava a fare i conticon quella realtà universitaria, sempre di più si batteva per difendere quella meritocrazia che pian piano sta diventando utopia.
Il malessere interiore, l’inquietudine nei confronti del sistema attuale, erano per Norman pane quotidiano, che gli ha tolto la forza di reagire e gridare ancora al paese la sua rabbia estrema nei confronti di una classe politico-dirigente incapace di proporre soluzioni concrete al precariato, “Cancro della Società”,che ingloba miriadi di persone in un tunnel. Solo pochi vedono la via d’uscita. Tra questi la maggior parte sono raccomandati.

D’altro canto si sa, quello universitario è un sistema puramente clientelare che spesse volte soffoca le speranze di quei giovani meritevoli che, come Norman, credono in quello che fanno e lottano ogni giorno della loro vita per abbattere le baronie che gravano negli atenei italiani.

Il malcostume accademico e le dinastie che governano all’interno delle università sono la rovina dell’Italiatutta.

Basti prendere come esempio sua maestà Luigi Frati, ex preside della facoltà di medicina e chirurgia, nonché attuale rettore dell’università degli studi di Roma la Sapienza. Lui è riuscito a sistemare a dovere la sua bella famigliola: la moglie è passata dall’essere professoressa di liceo ad affermato docente di storia della medicina in Medicina e Chirurgia 1, curatrice del museo della facoltà e,udite udite, ordinario di medicina sperimentale e patologia, tutto ciò come per magia, essendo laureata in tutt’altro. Così come la moglie, anche la figlia riveste un ruolo rispettabile: docente ordinario in Medicina e Chirurgia2(laureata in legge) e anche il figlioletto non se la passa male essendo ricercatore di medicina al campus biomedico. E questo vale per cugini, nipoti,amici e conoscenti. Insomma, tutti riuniti nella sua grande famiglia.

Parentopoli si sa, è la piaga dell’università italiana, le cui conseguenze determinano precarietà, e questo Norman lo sapeva bene.

Correva l’anno 2003 quando uscì fresca fresca,la LEGGE Maroni(L.30) che,se non vado errata, dice che è possibile realizzare una fitto sistemadi strumenti, volti a garantire efficacia e trasparenza al mercato del lavoro.

Corre l’anno 2011 e… non ci resta che piangere!

Le cose sono cambiate, in peggio. Di anno in anno il numero di precari aumenta e i giovani come Norman sono terrorizzati dall’incerto futuro.

Al giovane è stata dedicata una targa nell’ateneo di Palermo:”Generazione Norman. In onore di NormanZarcone” per ricordarci di lui e ricordare che questa generazione è debole di fronte ad un sistema governato da parassiti, ma solo con la “libertà di pensiero” si può cambiare tutto, si può migliorare. Basta crederci e agire nel modo che ci sembra più giusto, non rimanendo adagiati nell’indifferenza più totale.

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