martedì 3 maggio 2011

La morte “capolavoro” di Bin Laden

di Matteo Napolitano
“Bin Laden è morto”. Senza dubbio è questa “la Notizia” del 2 maggio ’11, riportata da tutti, dal Corriere di Fondi al New York Times.

In America dopo 3519 giorni esatti dall’attentato alle Twin Towers è scoppiato il delirio, manifestazioni ovunque, inno nazionale cantato a squarciagola davanti la Casa Bianca e poi bandiere a stelle e strisce, manifesti, champagne e bon-bon per il nuovo mondo, un mondo finalmente più sicuro, finalmente senza Osama.

Il terrorista internazionale, nonché uomo più ricercato del mondo, sarebbe stato freddato con un colpo alla testa nel suo rifugio milionario ad Abbotabad, rigogliosa cittadina del Pakistan situata poco fuori Islamabad, insieme ad altri membri della sua famiglia che avrebbero provato ad opporre resistenza all’offensiva delle forze speciali americane.

Il presidente Obama, nel suo messaggio alla nazione, ha ribadito l’importanza e la bontà dell’evento, precisando che la lotta al terrorismo non si fermerà e mai prenderà il risvolto di una guerra contro l’Islam.

Il cordoglio internazionale da parte degli alleati, come da buon costume “politically correct”, non si è fatto attendere, infatti, già nella notte e successivamente durante il giorno, sono arrivati messaggi benauguranti da tutte le forze politiche che hanno puntato il dito contro il terrorismo e accentuato la caratura “democratica” dell’intervento.

La morte (o presunta morte) di Osama Bin Laden nel momento storico che stiamo attraversando è un vero e proprio “capolavoro” di “intelligence intimidatoria”, il tocco finale di una grande opera d’arte che all’alba di una nuova importante guerra, la guerra di Libia contro Gheddafi, va di nuovo a solleticare il bisogno “demo-ameri-cratico” del mondo intero di fronte a questi “nobili” oppositori e ancora una volta la comunità internazionale si trova al cospetto del colosso a stelle e strisce senza poter fare niente. Si possono organizzare summit e tavole rotonde di discussione in tutti i luoghi che la natura concede, salvo poi tornare ad inchinarci, come sempre, a sua maestà USA.

Chissà che alla notizia dell’uccisione di Bin Laden, il Colonello non abbia interrotto il Bunga-Bunga di routine con le sue aitanti infermierine per fermarsi davanti al televisore e pensare: “Oh cazzo, questi fanno sul serio…”

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