martedì 3 maggio 2011

Primo maggio di sangue

di Alessandro Lanzi
Due giorni fa, il primo maggio, quasi tutti i paesi al mondo hanno commemorato “La festa dei lavoratori”, a cui quest'anno si è affiancata la beatificazione di Giovanni Paolo II.
L'evento cattolico ha attirato, almeno in Italia, tutta l'attenzione dei mass media, che poco spazio hanno lasciato ad una festa, quella dei lavoratori appunto, che riguarda tutti gli uomini, di qualunque razza, sesso e religione.

Il fatto è dovuto probabilmente alla circostanza che la festa dei lavoratori viene circoscritta, da noi, al concerto romano di San Giovanni, dimenticando o ignorando le sue radici.
“La Festa dei lavoratori – cito testualmente dall’enciclopedia – è una festività celebrata il Primo maggio di ogni anno che intende ricordare l’impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori.”
Il motivo per cui venne dedicata una festa al lavoro, in diversi anni in vari paesi, ha la sua origine in una delle più grandi conquiste dell'Ottocento: la riduzione dell'orario di lavoro, che passava da una media di 12-14 ore a 8 ore giornaliere. Non dimentichiamo che il motto della Prima Internazionale era: “otto ore di lavoro, otto ore di riposo, otto ore di svago”. Fu una conquista pagata a caro prezzo, con il sangue dei lavoratori, che manifestavano, scioperavano e con i sindacalisti, quelli veri, in prima linea, quando lo sciopero ancora non era riconosciuto come diritto, ma era reato. Il primo paese a promulgare una legge in tal direzione fu l'Illinois (Stati Uniti) nel 1867 e a seguito una legislazione analoga fu adottata negli altri paesi degli Stati Uniti e dell'Europa tra la fine dell'800 e i primi del 900. Ma non solo, la festa doveva ricordare anche il sangue di tutti i lavoratori che dalla metà dell'800 in poi, persero la vita per manifestare contro il loro stesso sfruttamento: nel 1886 a Chicago la polizia sparò sui manifestanti nel corso della “Rivolta di Haymarket”, nel 1898, in Italia, il generale Bava-Beccaris sparò con i cannoni sulla folla nel corso di una manifestazione a Milano, infatti poi all'onore venne fatto senatore ed infine a Portella della Ginestra (Palermo) nel 1947 undici lavoratori furono uccisi e altri furono feriti, mentre festeggiavano il primo maggio, dal mafioso Giuliano, il quale dichiarò lo scopo politico della strage. Col tempo però delle piccole e delle grandi conquiste sono state fatte, ma mai con l'inerzia. Il movimento del 68 è stato fondamentale ad esempio, per la elaborazione della più importante legge sindacale italiana, la 300 del 1970, meglio nota come Statuto dei Lavoratori. Tutto questo fa pensare che il lavoratore in Italia sia più tutelato e salvaguardato rispetto agli anni passati, ma in realtà non è così. Dal primo gennaio 2011 ad oggi sono morti sul lavoro 192 operai a cui se ne aggiungono altri 400 se si tiene conto di quelli morti sulle strade e in itinere. Rispetto allo stesso periodo del 2010 c'è stato un aumento del 30%. Questi, che non sono gli eroi dei tg, muoiono nell'indifferenza comoda generale, mentre l'inerzia prevale. Se non ricordo male a dicembre gli studenti manifestavano, gli operai ancora lo fanno qualche volta, ma non sarebbe il caso di unirsi come una volta e provare a cambiare qualcosa?

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