giovedì 16 giugno 2011

Bersani, "Dì qualcosa di sinistra"!

di Alessandro Lanzi
Un vento positivo di rinnovamento sembra spirare sull’Italia. Mentre sto scrivendo pare che si sia raggiunto il quorum per la validità dei referenda; in altri termini, circa 25 milioni di italiani si sono recati ai seggi. A prescindere dall’opinione espressa e dalla considerazione del merito dei requisiti che ci sono stati sottoposti, il risultato (molto probabilmente) raggiunto è già un successo. Non accadeva ormai da sedici anni che un referendum raggiungesse il quorum e che, pertanto, gli italiani partecipassero mediante un istituto di democrazia diretta alla vita politica e legislativa del paese.
Qualche settimana fa il centro sinistra alle elezioni comunali ha strappato fortini della destra, come Milano e Trieste e in altri casi ha continuato (Torino) o ripreso il comando laddove era stato perduto. Un messaggio di speranza o un avvertimento alla politica e alla camorra arriva da Napoli, dove non vince semplicemente, e con largo consenso, un candidato dell’IdV, ma un ex magistrato, De Magistris. Probabilmente le buffonate triviali, meglio note come berlusconate, dal noto pagliaccio che ne fece le prime performance e le calunnie a danno della Magistratura e di tutte le altre Istituzioni non riescono più a sollevare questo Governo, che lentamente va sgretolandosi. I lavoratori, i precari, gli studenti, i pensionati, le donne, i magistrati, i professori, gli onesti, che hanno subito direttamente o indirettamente, l’ilarità e la meschinità, di chi dovrebbe avere tutt’altri requisiti, hanno iniziato a voltare le spalle al Cavaliere e ad alzare la testa. Quale pericolo in tutto ciò? Non trovare un punto di riferimento saldo, maturo e coeso in grado di guidare il Paese, quando finirà questa stagione. Bersani, come ha sottolineato addirittura la Mussolini, non ha argomenti, le sue uniche parole sono: “Prendano atto della sconfitta, si dimettano”. Se la sinistra entro un anno non riesce a mantenere in vita gli entusiasmi “risorti” e a creare un’alternativa valida, seria, che pensi innanzitutto ai lavoratori e poi agli omosessuali, questo sogno rinato morirà un’altra volta. Il popolo, seppur in maniera misurata (se 25 milioni votano, ce ne sono comunque 24 che non votano), sta facendo la sua parte, ora sta all’“alternativa” fare la sua. Speriamo solo che non siano come gli alternativi di Latina!

Nessun commento:

Posta un commento