martedì 27 aprile 2010

Intervista a Leo Colucci, Presidente Arci Comitato Provinciale: perché dobbiamo ricordare la Liberazione.


di Martina Nasato

Innanzitutto, è ancora importante festeggiare la Liberazione, a distanza di 65 anni?
Assolutamente sì. La Liberazione, nonostante le forti strumentalizzazioni da parte degli estremismi di destra e di sinistra, rappresenta nella storia recente italiana, il più alto esempio di valori umani, storici, sociali e culturali. Grazie alla Resistenza rinacque una coscienza collettiva che portò alla fine della dell’oppressione nazifascista, al giorno della Liberazione dell’Italia e alla scrittura in pochi mesi della Carta Costituzionale cioè di tutti quegli eccezionali principi validi e attuali ancora oggi e capisaldi della nostra stessa democrazia. Allo stesso tempo è fondamentale non cadere nel tranello di chi vuole ridurla ad uno scontro tra opposte fazioni né sminuirla come mito obsoleto. Va celebrata come festa di pace, libertà e giustizia. Come festa d’Italia e degli italiani.

Cosa rispondi a quanti vorrebbero prendere le distanze da questo singolo avvenimento, cercando di inquadrarlo nel più ampio contesto della Seconda Guerra Mondiale? Ritieni che siano in atto tentativi di "revisionismo storico"?
Per l’Italia i 2 anni in cui si forma Resistenza, nell’arco della Seconda Guerra Mondiale, sono quelli che più determinarono la presa di coscienza da parte della popolazione delle nefandezze e degli orrori del regime fascista che fino ad allora era comunque riuscito ad avere in pugno la situazione nonostante gli omicidi, le violenze e la miseria. Quel momento portò ala luce tutte le contraddizioni e la pochezza del sistema politico dittatoriale di Mussolini. E’ chiaro che una classe politica conservatrice e fortemente legata movimenti e partiti neofascisti tenda a riformare gli istituti educativi e le leggi dello Stato con l’obiettivo attuare un revisionismo storico che va a beneficio non dell’Italia ma di una minoranza di persone che ancora oggi si dichiarano fasciste e inneggiano al Duce.
Al crescere di questi fenomeni è necessario oggi più che mai, riscoprire i principi che hanno ispirato la Resistenza antifascista e la lotta di Liberazione. Principi validi e attuali che devono tornare ad essere il motore del nostro impegno politico quotidiano: il rispetto della dignità di ogni persona, l'aspirazione alla giustizia sociale, la solidarietà e la pace.

Si sente dire, ultimamente, che il 25 aprile sia una data strumentalizzata: non la festa degli antifascisti, ma la festa della sinistra. Quasi che si facesse ogni anno un processo, un rinnovato "j'accuse" alla destra, la quale, però, è ormai cambiata. In questo modo si tenderebbe ad allontanare, a emarginare quanti attualmente non sono di sinistra. Tu cosa ne pensi?
Riconosco che una certa sinistra, diciamo massimalista, tenda ad appropriarsi della Festa della Liberazione come opportunità politica , nel tentativo di far presa sui cittadini e aumentare i consensi. E’ vero anche che questo inasprimento delle parti è opera astuta e programmata della destra conservatrice che inasprisce la dialettica con falsità, illazioni e provocazioni sui fatti che portarono alla Liberazione dell’Italia. La sinistra abbocca e i partiti e le forze moderate si tirano indietro, commettendo un grosso errore e politico e di fatto non portando rispetto ai partigiani, alle Forze Alleate e a tutti coloro che rischiarono la propria vita per restituirci la pace, la democrazia e la libertà.

L'ARCI raccoglie tra i suoi iscritti soprattutto ragazzi: stando alla tua esperienza diretta, come si rapportano i più giovani con la Resistenza e con la Liberazione? Che opinioni hanno e, soprattutto, sono sufficientemente informati?
L’Arci oggi rappresenta uno dei pochi fermenti culturali in Italia. E’ un’associazione fatta di tante associazioni che si occupano di solidarietà, attività ludiche, e di tutte le forme d’arte e d’espressione: musica, letteratura, teatro. Tutto questo fa circolare di più e meglio le idee, stimola il confronto, aiuta il formarsi di una coscienza critica. Però non ripara i giovani da uno dei più grossi problemi che ci sono oggi in Italia: il problema della mancanza di autonomia ed indipendenza dell’informazione! Una comunicazione sempre più zoppa, opportunamente controllata da chi detiene il potere, un profluvio di notizie che non diventano mai approfondimento, cultura, pensiero… tutto veloce, tutto superficiale, “usa e getta”, tutti che parlano parlano senza dire nulla, e i fatti reali che diventano opinabili perché scientemente sporcati con allusioni, insinuazioni e menzogne. Tutto ciò ha impatto anche su molti ragazzi che pur trovandosi nell’Arci, un’associazione che fa della cultura e dell’impegno civile la propria bandiera, non conoscono ancora oggi il movimento della Resistenza, il periodo che portò alla Liberazione

Qualche ultima considerazione?
Le strumentalizzazioni sul 25 Aprile sono davvero disgustose per chi come me vorrebbe solo ricordare dei fatti e come italiano ed andarne fiero. Una festa di tutti gli italiani, per ricordare anche il sacrificio ed il coraggio di migliaia di persone che per dignità non per odio obbedirono agli ideali di amor di patria, pace e libertà e diedero vita ad una rinascita collettiva della nostra Nazione. Viva il 25 Aprile, Viva la Costituzione e Viva l’Italia.

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