martedì 27 aprile 2010

La destra italiana: “tracollo” ma non mollo


di Matteo Napolitano
Il giornalista, drammaturgo e scrittore russo Isaac Babel in un suo celebre aforisma ricordava che “nessun tipo di ferro può spaccare la terra con una forza al pari di quella esercitata da un punto a capo messo al posto giusto.”
Il punto e a capo a cui mi riferisco è ovviamente quello imposto da Gianfranco Fini al suo partito, al Pdl, mi riferisco a quella rottura teatrale e spettacolare, a quell’uno contro uno che lo ha visto affrontare Silvio Berlusconi come mai l’opposizione abbia avuto il coraggio di fare, che lo ha visto portare avanti le sue argomentazioni con decisione e chiarezza e soprattutto mantenendo una posizione fondamentalmente istituzionale, come ci si dovrebbe aspettare dal Presidente della Camera. Le immagini della diretta tv hanno dato l’impressione di una destra spaccata, lacerata dai conflitti interni, quasi al livello del Pd e della generica sinistra italiana, divisa da una dicotomia che vede contrapporsi la fazione pro Lega - pro Berlusconi alla fazione pro Fini, che ha assunto ormai il ruolo di oppositore all’interno della maggioranza stessa.
Da qui dovrebbe venire automatica una riflessione che riguarda proprio l’opposizione, siamo arrivati ad un punto in cui una stessa coalizione riesce ad unirsi e ad opporsi nello stesso momento senza trovare ostacoli, senza trovare proposte alternative all’interno di un ingranaggio di governo evidentemente compromesso, senza trovare, in sintesi, altro che sé stessa.
Secondo le stime statistiche il partito, o movimento che dir si voglia, a cui Fini darà vita, varrà almeno un 6-7%, ma attenzione poiché un altro 30% potrebbe unirsi a questa ondata si parla dei delusi dal Pdl e dalla Lega che mai andranno “dall’altra parte”, si parla di elettori del Pd stufi delle logiche di un partito fantasma, si parla della coltre di astenuti alle scorse elezioni regionali e degli indecisi, si parla insomma di un’altra destra all’interno della destra stessa, di una coalizione all’interno delle coalizioni di governo.
Il malessere della destra non può però non essere diagnosticato anche a partire dai segnali delle realtà locali, ciò a cui mi riferisco è ovviamente lo scandalo Zaccheo poiché una realtà come quella di Latina e provincia non può e non deve essere sottovalutata. Questi territori hanno sempre rappresentato delle roccaforti per la destra, hanno sempre portato acqua nei mulini prima dell’Msi, poi di An e FI e successivamente del Pdl, non dimenticando la Dc che, pur essendo un partito non propriamente di destra, è forse premonitrice più di altro delle scelte e degli scandali che si sono susseguiti in questi tempi (vedi appalti, caso Fondi, raccomandazioni ecc…) .
E’ sicuramente molto difficile che tutto ciò possa durare ancora a lungo. Questi scontri. Questo partito. Questa legislatura. Insomma questa destra. Non destra.

Nessun commento:

Posta un commento