martedì 22 giugno 2010

L’inquisizione di Saramago


di Matteo Napolitano
«E’ stato un uomo e un intellettuale di nessuna ammissione metafisica, fino all'ultimo inchiodato in una sua pervicace fiducia nel materialismo storico, alias marxismo». E’ in questo modo barbaro che nelle pagine dell’Osservatore Romano del venti giugno viene sminuita e minimizzata l’opera del grande poeta, scrittore e giornalista portoghese Josè Saramago, il premio nobel che, nel ’91, fece scalpore per la sua opera “Il vangelo secondo Gesù Cristo”.
Sembra incredibile che già a pochi giorni dalla sua morte sia stato messo al rogo dai fedelissimi del Papa, sembra impossibile che la sua opera di insigne spessore intellettuale sia già stata bollata, eppure è cosi, accusato di essere un «ideologo anti-religioso», «di aver difeso i gulag e condannato le crociate», «di aver sfidato le secolari memorie del cristianesimo con irriverenza e sterilità logica prima che teologica» e peggio ancora «con faziosità dialettica di tale evidenza da vietargli ogni scopo». Non credo personalmente che Saramago meriti una tale azione di vituperazione, nel suo «vangelo apocrifo” rivendicava l’umanità di Gesù, il fatto che sia nato e cresciuto tra gli uomini da uomo anch’esso, attingeva a piene mani dal Nuovo e dall’Antico testamento con occhio critico e spirito dissacratorio, a tratti, ma estremamente lungimirante, affidava al figlio di Dio prove impensabili quale quella di convivere con il diavolo e di suo “padre” lascia alla nostra memoria immagini di dispotismo e sete di gloria, specchio della moderna casta ecclesiastica.
“L’inquisizione di Saramago” rappresenta l’ennesimo processo all’intellettualità atea e ci dà la conferma che il ruolo censuratore e monitorio della Chiesa è ancora troppo forte, i moderni roghi infatti si compiono sui giornali, con le parole, uccidendo la memoria di chi, forse più di quanto lo facciano loro, si è occupato di tematiche religiose, teologiche oppure solo indirettamente o più strettamente correlate ad esse. Josè Saramago è stato l’unico premio nobel della storia per il Portogallo, è stato un grande scrittore e un grande intellettuale ed è per questo che va ricordato e soprattutto protetto da attacchi faziosi, molto poco obiettivi e mal argomentati.
Proprio lui nel suo celeberrimo vangelo aveva negato a Lazzaro di resuscitare per non incorrere in una morte ulteriore, spero vivamente che questo monito venga accolto soprattutto da chi crede di poter giudicare e fare pubblicità a sé stesso infangando l’onestà intellettuale altrui.

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