martedì 5 ottobre 2010

Dal Vangelo secondo Silvio


di Pierpaolo Capezzera
Sarà forse per influenza del palinsesto delle sue emittenti televisive, costellato di trasmissioni umoristiche; sarà forse per la smania di guadagnarsi la simpatia della popolazione; o sarà forse per la sua tendenza naturale a ridicolizzare, con la sua verve da pagliaccio, se stesso e lo Stato che rappresenta, fatto sta che il nostro (nostro? Mio non di certo) premier, l'On. Silvio Berlusconi, ci ha da sempre abituati alle sue esternazioni “giullaresche”. E così, tra un'investitura divina, e un contesto sovrannaturale nel quale Dio stesso sottoscrive un contratto come suo Vice in Paradiso, il Cavaliere ci ha regalato la sua ultima perla, venuta alla luce grazie a dei video-scoop de La Repubblica e L'Espresso: nel primo filmato, infatti, il caro Presidente, probabilmente investito da Luce divina, nel pieno della sua carica di “Unto dal Signore”, decide di oltraggiare il suo stesso Untore, in conclusione dell'ennesima battuta rivolta alla Bindi e creata, ad immagine e somiglianza, sulla base di una barzelletta antidiluviana. Nel secondo “reperto” invece, rispettando i capisaldi della fratellanza cristiana e sbandierando lo stendardo del suo “Partito dell'Amore”, ci delizia con una barzelletta di dubbio gusto, giocando tra la Shoah e la proverbiale avidità giudaica. Stranamente, la comunità cattolica e quella ebraica non hanno ben accolto la simpatia dell'homo hilaris, ritenendo offensive ed irrispettose le sue parole. Per fortuna è prontamente corso in aiuto Don Fisichella, spiegando che il tutto va giudicato in base al contesto, in questo caso informale. Ma a questo punto sorge un dilemma: essere fervente cristiano, cattolico praticante, amante del prossimo (per carità, platonicamente parlando) è un contratto a tempo determinato? Esiste un Credo a disco orario? Oppure se un individuo sostiene di aver Fede in qualcosa (e qui non ci si riferisce al TG4), e oltretutto offende ed attacca chi non fa lo stesso, difendendo quindi con i denti il proprio Dio, è anche temporaneamente autorizzato ad oltraggiarlo, se il contesto è scherzoso? Ecco dunque l'ennesimo tentativo di occultare quanto di bieco è contenuto in un uomo tanto piccolo eppur dannoso (ma chi ha detto che nella botte piccola c'è il vino buono?), questo politico in miniatura che da troppo ormai avvelena il nostro Paese, lasciandoci alla mercé delle risate altrui giorno dopo giorno. E allora: “Un imprenditore milanese, sull'orlo della bancarotta, decide di scendere in campo, sfruttando le sue conoscenze statali e “parastatali”, per salvare baracca e burattini. Una volta risollevato ed ampliato il proprio impero, grazie a leggi preparate ad hoc dai suoi scribacchini di corte, continua ad usare lo Stato per i suoi fini personali, e ad ingraziarsi, allo stesso tempo, la popolazione grazie alle sue esternazioni trimalchioniane, rendendo la nazione che governa il suo Monopoli formato Jumbo.” E' una barzelletta? No, è l'Italia. E non fa ridere.

1 commento:

  1. Non fa ridere a chi ha sempre osteggiato questo personaggio e i suoi colleghi, ma cosa sta pensando chi l'ha votato? Per favore aiutatemi a capirlo..
    saludos de Madrid
    www.occhiopidocchio.info

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