martedì 1 febbraio 2011

Flatlandia, il punto e l'immancabile berlusconiano


di Andrea Passamonti

“Flatlandia” del reverendo inglese Edwin Abbott è un libro di divulgazione scientifica scritto alla fine del diciannovesimo secolo. Il protagonista, nient’altro che un semplice quadrato, introduce il lettore alla struttura del suo mondo a due dimensioni abitato da figure geometriche e racconta del suo viaggio nella spacelandia (il nostro mondo tridimensionale) e i suoi sogni nei mondi di linelandia e pointlandia.

Per quanto possa sembrare strano, questo racconto dal sapore fantastico sembra interpretare l’attuale situazione politica italiana. Il riferimento non riguarda direttamente l’affaire Ruby, che di politico ha ben poco, ma in un certo senso situazioni indirettamente collegate a questo.

Recentemente sarà capitato a molti di imbattersi in discussioni più o meno volgari sull’harem di Arcore, spesso animate da chi si schiera pro o contro le abitudini del cavaliere, discussioni in cui spesso il secondo cerca di spiegare al primo l’incoerenza e l’ipocrisia dell’atteggiamento del popolo berlusconiano. Ecco, se si guardasse dal di fuori uno di questi scambi di vedute ci si troverebbe nella stessa situazione del Quadrato di Abbott: questo, sogna di trovarsi in un mondo monodimensionale (sviluppato su una linea) e tenta di spiegare al suo Re (della linea, non del quadrato) l’esistenza di una seconda dimensione, ovviamente senza successo. Ma forse più eloquente ai nostri fini è l’incontro del quadrato con il punto, figura adimensionale che parla di sé stessa in terza persona (ricorda qualcuno?) e che non fa altro che lodarsi e compiacersi, perché «Esso è Pensatore, Parlatore, Ascoltatore, Pensiero, Parola, Audizione».

Come il punto, così il berlusconiano devoto.

Poscritto: Il reverendo Abbott mi scuserà per avere mescolato Flatlandia con le solite cose di casa nostra, ma questo passa il nostro convento e spero che un buon reverendo sappia capire e soprattutto perdonare le buone intenzioni. Il racconto, come ho in parte accennato all’inizio, offre l’opportunità di numerose analisi, ma soprattutto insegna a non guardare il mondo da una sola prospettiva e lo insegna soprattutto a noi abitanti di Spacelandia, nella speranza che aspirando ai segreti delle quattro e cinque dimensioni (e così via) possiamo contribuire «all’arricchimento dell’immaginazione e al possibile sviluppo della modestia, qualità rarissima ed eccellente».

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