giovedì 26 maggio 2011

Pasolini tra destra e sinistra



di Alessandro Lanzi


Circa una settimana, ho avuto il piacere di assistere, alla biblioteca “Enzo Tortora” di Roma, alla presentazione del libro “Una lunga incomprensione. Pasolini fra destra e sinistra” di Adalberto Baldoni e Gianni Borgna. I due autori del libro hanno alle spalle una lunga carriera fatta di giornalismo, saggistica, ma soprattutto militanza politica, percorsa su binari opposti. Baldoni negli anni 60 è stato un militante dell'estrema destra, mentre Borgna negli stessi anni si affaccendava sul fronte comunista.
Entrambi hanno avuto modo di conoscere Pasolini personalmente, di ammirarlo e di apprezzarlo, sia sotto l'aspetto umano, sia sotto quello intellettuale. La conferenza ha cercato di fare luce, come il libro d'altronde, sull'ottusità delle “chiese”, che suonano e ascoltano solo la loro campana rifiutando, anche aprioristicamente, la campana altrui, ma pronte ad unirsi nel dare battaglia quando suona la campana fuori dal coro: Pasolini. Per chiese si intendono quella comunista, quella fascista e quella cattolica-demo-cristiana, che dagli anni 50 fino alla morte, non hanno fatto altro che attaccare “il comunista”, “il frocio”, “l'immorale”, che per fortuna già in America e in Francia era stimato come il più grande intellettuale italiano del dopoguerra. Il partito comunista lo rifiutava categoricamente perchè nelle sue opere il protagonista proletario non era un eroe positivo, cioè un personaggio che nonostante le difficoltà acquistava coscienza e si univa alla lotta di classe, ma era un eroe negativo, perchè alla fine dell'opera soccombeva. Questa previsione del fallimento della lotta di classe, il P.C.I. non poteva condividerla, quindi la combatteva. L'estrema destra dall'altro lato lo attaccava per tutto ciò che era e che realizzava. Baldoni e Borgna, invece, ne fecero una lettura migliore, super partes, e quindi ne colsero il valore intrinseco, profetico e puro che ha l'opera di P.P.P. I temi della violenza, dell'ecologia, dell'omologazione, della libertà, della povertà, dell'struzione furono trattati da Pasolini come nessun chierichetto dell'epoca è stato mai in grado di fare, con acutezza tale da consentirci oggi di dire che aveva ragione. Peccato che una volta non lo capivano. Oggi lo dimenticano.

Nessun commento:

Posta un commento